La Crioterapia

La criogenia è il tecnicismo che letteralmente definisce una sorta di “produzione di freddo ghiacciato”. Si tratta di un fenomeno particolare, studiato dalla criobiologia, la scienza che analizza il funzionamento degli organismi viventi alle basse temperature.

Le origini di questa disciplina risalgono al 2500 a.C., periodo in cui gli Egiziani cominciano a sperimentarla in ambito medico. In realtà la data di nascita ufficiale è il 1949, quando S. Polge riesce a sottoporre lo sperma a un processo di crioconservazione, consistente nella tecnica di conservare a tempo indeterminato il liquido seminale a -196° C.

La crioterapia oggi rappresenta una vera tipologia di cura, che consente di intervenire anche su alcune particolari lesioni cancerose e precancerose. Inoltre viene adottata per la cura di tumori quali principalmente quello alla prostata e al rene.

La criochirurgia si fonda sull’effetto distruttivo del congelamento, tramite l’utilizzazione di soluzioni saline ghiacciate (-18° e -22° C). Il primo a sperimentare questa tecnica è stato James Arnott nel 1845, anno in cui testa la criochirurgia per trattare il cancro alle mammelle e alla cervice uterina.

Col passare del tempo sono stati fatti importanti passi avanti, fino alla messa a punto, negli anni Ottanta, di due tecniche avanzate che hanno reso la criochirurgia epatica più facile  da realizzare, tramite l’utilizzo di sonde vuote isolate e ultrasonografia intraoperativa.

Per sconfiggere il tumore alla prostata, la crioterapia ha introdotto un nuovo concetto, che si fonda sulla terapia focale. Questa ha la facoltà di riuscire a trattare soltanto le aree in cui è presente la malattia.

Alcune perplessità derivano dal fatto che questo genere di tumore si presenta come multifocale e per questo non si struttura in semplici noduli.

Nonostante tutto però, la tendenza avviata dalla crioterapia dimostra lo sforzo importante di cercare di trattare in modo meno invasivo possibile la malattia. È un buon risultato.